Archivio per giugno 2009

Michael Jackson mi ha fottuto nell’infanzia

moonwalkergame

Con questo videogioco Michael Jackson mi ha fatto conoscere i primi impulsi consumistici.
Davvero lo volevo tantissimo, tutti i bambini grasssocci e benestanti della mia pretenziosissima (e pretosissima) scuola elementare si passavano questa cassettina prestandosela a turno o andando a giocarci uno a casa dell’altro: un meccanismo da cui ero tagliato fuori in quanto, come si dice, abitavo fuori. Nel frattempo – con il passare di pomeriggi a base di toast, succhi di frutta alla pesca e sessioni di videogiochi a cui io non potevo essere presente – la custodia si faceva sempre più usurata e sempre più fogli di trucchi si costipavano al suo interno: io la osservavo passare per mani che non erano mai le mie e mi sembrava la cosa più figa, esclusiva, inarrivabile e attraente del mondo.
Poi un giorno Michele V., uno che – non ricordo più perchè – aveva ben due copie di Moonwalker mi invitò da lui per il pomeriggio: una casa grande dove, in mezzo a troppo marmo nero, ebbi la prima delusione: non ci portarono nè il toast nè il succo di frutta, solo salatini.
Ma a questa prima delusione ne seguì un’altra: e quella fu la vera mazzata. Io, settenne emozionato come non lo sarei stato nemmeno nel momento del mio primo bacio, con le mani sudaticcie che fremevano nell’attesa di vedere apparire la scritta Moonwalker e di poter finalmente varcare con piena soddisfazione le porte del circolo degli adepti di quella memorabilia del divertimento iperumano scoprii che tutta le magie che ritenevo imprigionate dentro quello custodia si potevano, allora come ora, riassumere con le parole:

moonwalker

mattonelle rosse.

Poi non ho più seguito Michael Jackson.

Carson Mell

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Il tipo qui si chiama Carson Mell, non ha ancora una pagina di Wikipedia che parla di lui, ma in compenso scrive benissimo e possiede fiuto per i feticci culturali oltre ad un’ironia decisamente seria (ne esiste anche di altro genere?).
Il tipo qui gira bellissimi corti di animazione tipo Chonto:

Ci sono gesti che vengono dal cuore

Il ministro del Turismo Michela Vittoria Brrrrambilla. Lecco. Festa dei Carabinieri.
Fa già ridere.

Non fate del comunismo in mala fede, stava solo salutando la folla.
Romanamente parlando.

Maometto è nel tuo network

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Se non fosse scomparso da poco,  chissà che ne avrebbe pensato Huntington di quel che è successo ieri su BoingBoing.
Poche ore dopo che Cory Doctorow aveva postato sul sito da lui creato e gestito, una guida per cybersabotare le elezioni in Iran, tutti i contenuti di BoingBoing sono diventati invisibili ai visitatori.
Immediatamente, data la coincidenza dei tempi, a BoingBoing hanno collegato l’accaduto a quel post; tanto che un loro responsabile ha brigato di informare  i lettori che con ogni probabilità si trattava di una contro-cyberwar dichiarata da hackers iraniani (ne esistono? ma davvero?!) ai danni del loro host; il tutto ostentando una calma olimpica e un “massì noi la prendiamo con ironia e superiorità” ancor più infastidenti. La faccenda è montata per qualche ora finchè non è stato appurato che si trattava semplicemente di un errore compiuto da qualche inesperto redattore nativo americano alle prese col CMS di BoingBoing.
Insomma tanto rumore per nulla, un po’ di pregiudizi per tutti e una caduta di stile per un blog che finora aveva un brand d’ eccellenza.

Le “bitches in blue” di Blue Ash

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In fatto di bitch moves, questa le batte tutte.
Il Paul Newman in palle di pelo qui sopra si chiama Jack e, con sua grande sfortuna, è nato e cresciuto a Blue Ash in Ohio.
Blue Ash è esattamente equidistante centinaia di chilometri da tutte le città in cui c’è qualcosa da fare il venerdì sera.
Blue Ash è la classica comunità semi-rurale che ha mantenuto nel proprio nome l’affettuoso ricordo di un passato indiano solo dopo aver fatto un passato d’indiani qualche secolo fa.
Blue Ash va molto orgogliosa di trovarsi nella lista dei 50 posti migliori d’America in cui vivere nonchè nella lista dei 100 luoghi più fertili per far crescere un piccolo business. Che è solo un diverso modo di dire:  metà dei nostri teenagers ordina corsi di Jihad domestica sul web mentre l’altra è devota alla double penetration in pubblico dopo un beerbong.
Insomma a Blue Ash si vive bene e non ci si annoia mai, specie se si fa del jogging; un’ attività che – dai 25 in poi – qui viene reputata un completo equivalente del sesso.
Anche Jack viveva bene a Blue Ash e anche lui faceva jogging.
Ieri per esempio stava sgranchendo le zampine nei paraggi di casa quando una volante della BAPD l’ha avvistato in Cooper Road identificandolo come un minaccioso esemplare di 1/2 chiuhuaha (era un incrocio, ma la taglia era da chihuahua)  in libera uscita; la più grave minaccia all’ordine pubblico di Blue Ash dai tempi del doloroso scioglimento del KKK locale.
Alla vista dell’imponente creatura gli agenti hanno prima constatato che non fosse armata, le hanno quindi intimato una resa senza condizioni alla quale Jack ha risposto continuando spensierato il giro dell’isolato e infine, di fronte allo sprezzo del comando dimostrato dal cane, l’hanno freddato con tre colpi di pistola. Non prima però di averlo anche taserato.
Non so quanto possa rimanere di un 1/2 chiuhuauha dopo un simile trattamento, ma questi eroi in divisa si sono ugualmente premurati di lasciare un foglio macchiato di sangue, con tre proiettili appoggiati sopra per avvisare i padroni: “se volete recuperare Jack, chiamate questo numero. BAPD al servizio del cittadino”.

Chi fosse interessato può scaricare qui il grottesco rapporto dell’agente Johnson sulla faccenda, in cui si delira a proposito di codici d’intervento, della mancanza della targhetta d’identificazione e dell’estrema pericolosità di Jack, caduto per il jogging e paladino dei 1/2 chihuahua del mondo libero.

Il principio di non addizione

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In Italia, stando alle dichiarazioni del giorno dopo, sembra che le elezioni non le perda mai nessuno.
Fieri della nostra epica calcisticamente opaca del catenaccio e del contropiede, del pareggino strappato in trasferta, della recriminazione arbitrale assistiamo impotenti al consueto e scellerato commentario politico pregno di considerazioni e controconsiderazioni con più logiche polivalenti di un teorema di Gödel. Tutte basate sul vacuo dire che si nasconde dentro frasi che solitamente partono così: “sì ma adesso facciamo una lettura del dato politico che emerge…”.
Anche in una gara, quella elettorale, riusciamo infine a mistificare l’evidenza dei risultati, con  grave danno al decoro e al rispetto della più elementare delle leggi logiche e, cosa più grave di tutte, dell’elettorato, specie del proprio.
Se le regole dei cento metri le avessimo fatte qui, probabilmente avremmo inserito il ripescaggio del terz’ultimo sul podio in caso di NON record del mondo da parte del primo.
Se Berlusconi dichiara da astuto megalomane qual’è: faremo il 45% e poi ottiene un 36%, avrà forse anche perso 9 Berluscapunti immaginari per strada, ma di fatto rispetto a un anno fa è rimasto stabile, nonostante 14 mesi di governo che son stati quel che son stati e in mezzo a un mare di scandali.
Se la tua formazione arretra del 7% e, in luogo di confrontarti con questo dato, ti fai dell’ acido buono coi compagni di partito può accadere che di fronte alle telecamere tu dica:

Dal 6 maggio al 5 giugno Berlusconi non ha fatto altro che sparare cifre su cifre: arriveremo al 40%, supereremo il 42%, l’obiettivo è il 45! Questa avanzata straordinaria non c’è stata”. Scandisce le parole ai microfoni Dario Franceschini: “Stanno 10 punti sotto al risultato annunciato, anche sommando PDL e Lega si arriva al 46,5%. Ben al di sotto del 50%, è la verifica che volevamo, ci dice che oggi i governo è incontestabilmente minoranza nel paese”.
Franceschini

“Berlusconi ha preso una musata. Su questo non ci sono dubbi. Se Berlusconi dice che l’obiettivo e’ prendere il 45% e poi prende il 35%, deve trarne le conseguenze, non puo’ far credere di aver vinto. Da parte nostra non c’e’ nessun trionfalismo. Ma e’ evidente che il berlusconismo spinto ha fatto perdere al Pdl dieci punti”.
Fassino

Terrorismo for dummies

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Ultimamente alla Casa Bianca e dintorni mi pare si pecchi un po’ in discrezione. Solo poche settimane fa Joe Biden, sbronzo di birra (?!?) a un party, ha rivelato a quale bunker indirizzargli affettuosi souvenir atomici in caso di estrema emergenza nazionale mentre è di ieri la notizia che qualcuno avrebbe sbattutto in rete la bellezza di 266 pagine di documenti altamente segretati. Il contenuto? Una bazzeccola. Solo un sufficientemente dettagliato indirizzario dei siti di interesse nucleare (stoccaggio di uranio e testate, luoghi di ricerca) sparsi sul  territorio nazionale. Ovviamente è partita la corsa alla minimizzazione. Ora, io sono sicuro che, a parte allo stagista che le ha uploadate per sbaglio,  non succederà niente di grave a nessuno. Considerate le misure di sicurezza intorno a queste zone è un po’ come se dicessero a un punkabbestia: “ok, quello è l’Hollywood, ora prova a entrare”, però ecco; magari la prossima volta ci starei ugualmente un po’ più attento.

KANYE WEBST

kanye-webster

Una volta su myspace ho visto Jesus tra i friends di Maometto. Ho subito pensato: ma è stupendo, questo metterà fine a secoli di inutili conflitti religiosi!! Immaginate la mia delusione quando ho scoperto che non erano davvero J&M ma degli stupidi nerds che si spacciavano per loro. Pedaggi della celebrità. Comunque nè Jesus nè Maometto se la sono presa troppo.  Ora su Twitter  c’è Kanye West. Anzi ce ne sono diversi. Ma nessuno di loro è il vero Kanye West. Anche qui: pedaggi della celebrità. Kanye si sarà fatto una bella risata e finita lì, giusto? Serafico come J&M. Eh no, le sedici province occupate dal suo ego hanno tutte tenuto a precisare che: NO, LUI NON HA UN FOTTUTO TWITTER (l’ego scrive perennemente in AllCaps ..). Twitter lui? Scherziamo? Lui è cazzo!Kany West!cazzo! ed è too much stronger per tutti quei fottuti haters là fuori che non gli showano some del loro love e creano i fakes su TWTR. Ovviamente una reazione così spropositata – nota anche come sindrome Prince – lo ha catapultato istantaneamente all’apice del mavalàscemo. Con risultati tipo questo.

Vodpod videos no longer available.

So bad they’re good

Prendete un semi-cult, semi-indipendente, semi-intelligente e semi-riuscito di un regista/sceneggiatore semi-visionario dotato di una buona OST pop e di un buon cast, ben bilanciato tra vecchie glorie e attori sulla rampa di lancio. Ora, azzoppategli il budget sui livelli di una produzione RaiFiction, incassate il rifiuto del regista/sceneggiatore a partecipare al sequel che state preparando, sostituite l’attore carino – ormai star – con il ragazzo che portava la pizza sul set del primo film. Quindi aggiungete effetti speciali che sono la versione beta di DragonHeart, affidate la regia a un fan dell’originale che rilascia dichiarazioni tipo: “mi piaceva l’idea di ricreare un’atmosfera fantastica e meravigliosa” e se propio volete essere certi di fare una figata pazzesca scritturate Elizabeth Berkeley che, come ci ricorda Showgirls, è sempre garanzia di incassi e qualità.
Se il fim da cui siete partiti è Donnie Darko, ora ci sono buone probabilità che abbiate per le mani qualcosa di simile a questo.

Never ever put your nutsack in front of a rapper

Gli MTV “Qualunque Cosa” Awards sono, a mio parere, una farinata di tristezze con pochi eguali. Non sono contrario a MTV a prescindere, semplicemente i loro Awards mi fanno schifo. Puzzano di sfiga e marchette. Scherzi idioti, finti litigi e pubblicità occulta a musicisti fantoccio. Momenti di squallido televisionismo in genere che non si raggiungerebbero nemmeno durante un Porta A Porta in collegamento simultaneo con L’Isola dei famosi e gli Amici di Maria. Bonus: Paolo Crepet tra gli ospiti.

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Anche quest’anno, agli MTV Movie Awards in America, non poteva mancare il finto scazzo dell’edizione.
E’ andata così: Sasha Baron Cohen è Bruno, un finocchione tedesco vestito da angelo che pende dal soffito, parla un pessimo inglese e ha il culo al vento. (Il personaggio precedente più noto di SBC era un omofobo kazako, parlava un pessimo inglese e girava con un perizoma verde acido). Ora, Sasha Baron Cohen è bravo, utilizza la stessa marca di umorismo da dieci anni e venti personaggi ma lo sa fare bene. Beh insomma, Sasha Bee Cee è lì con le sue chiappe all’aria e la parrucca bionda a venti metri d’altezza nel teatro in cui si svolgono gli awards, quando a un certo punto comincia a calare sulla platea. E dove finisce con -badate bene- esasperante lentezza? Ma in testa a Eminem! Anzi, con le palle in bocca ad Eminem e il culo a favore di telecamera. Eminem, rispettando il copione che lo vuole omofobo e incazzoso, non la prende bene e fa la sua consueta faccia schifo™, mentre i suoi compari (i D-12), rispettando il copione che li vuole negri, grossi e incazzati semi-pestano Cohen, stando bene attenti a non fargli troppo male. I m@#@#@#ker si sprecano, tutti ovviamente censurati preventivamente dalla regia. Come sono genuini. Infine, Cohen viene spintonato. Le star in platea si sbellicano imbarazzate mentre Eminem se ne va incupito come un bambino a cui han rotto il secchiello. Risultato: un sacco di gente trova fighissimo quanto successo mentre io provo solo disagio per gli autori di MTV e ogni singolo personaggio coinvolto. Il video del teabag, lo vedete qui.


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